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Abbazia di San Pietro
La parte finale di via Borgo S. Pietro costeggia l’omonima abbazia benedettina, offrendo una veduta del tiburio e del campanile romanico, e sbocca nel sagrato dell’abbazia di S. Pietro.
Una chiesa extraurbana dedicata a S. Pietro è documentata sin dal 1029; apparteneva ad una comunità benedettina, che attorno alla metà del sec. XII adottò la riforma cluniacense, per poi passare a quella cistercense. L’edificio attuale risale al sec. XII; nel 1253 fu consacrato da Innocenzo IV. La parte alta della facciata venne ricostruita nel 1268, al tempo dell’abate Rustico, come recita una lunga iscrizione incisa nella cornice marcapiano: PASTOR PETRE GRECIS CHRISTI FIDELISSIME REGIS. HIC FIDEI PURE POPULUS STANS SIT TIBI CURE. HOC OCTO SEXQUE DENI. TEMPORE ABBATIS RUSTICI.
La splendida facciata, dalle fattezze regolari ispirate ad esempi del romanico spoletino, è divisa in due ordini da una cornice di archetti pensili, motivo che ritorna all’esterno dell’abside, e tripartita da lesene. Il portale mediano è ornato da due leoni, con gli stipiti decorati da una fascia a racemi che continua nell’architrave e nell’arco di scarico, e da sottili colonnine con capitelli zoomorfi uniti da una cordonatura; un secondo archivolto presenta teste animali nell’imposta e nel colmo. Nella metà superiore, in asse con i portali, si aprono tre magnifici rosoni fortemente strombati, quello centrale è a due ordini di colonnine. La facciata terminava con un timpano, abbattuto dopo i danni provocati dal terremoto del 1832.
L’interno è a tre navate divise da robusti pilastri rettangolari; la navata centrale ha una copertura con travature lignee sorrette da arconi ogivali, quelle laterali hanno volte a botte. Il presbiterio, è rialzato con 5 gradini per la presenza di una cripta (non visitabile), coperto da una cupola formata da 31 file concentriche di conci aggettanti, motivo forse di origine provenzale. Le pareti sono state messe a nudo durante il radicale restauro del 1954, che ha portato all’abbattimento degli altari barocchi. A s. dell’ingresso è l’accesso alla cappella del Rosario, per secoli utilizzata come sede della parrocchia ma attualmente chiusa per restauro; sull’altare, ricostruito nel 1831, è una tela della Madonna del Rosario (1611). Alla controfacciata della chiesa sono addossati due monumenti funebri appartenuti alla famiglia Soldani; a s. è quello di Jolo Soldani, datato 1337. altri 4 monumenti di simile fattura sono addossati ai lati del presbiterio; uno di questi ospita una statua in ceramica della Vergine, fatta nel 1981 da Francesco Vitali.
Sotto l’altar maggiore è un sarcofago alto medievale con il corpo di s. Vittorino Martire, terzo vescovo di Assisi e coprotettore della città. In una cappella a s. dell’abside, coperta a crociera, resto dell’antica prothesis, sono alcuni affreschi frammentari della metà del sec. XII, di cultura federiciana, con Santi e una fascia con scene di caccia.
Nella cappella del Sacramento, sulla testata del transetto s., sono l’Annunciazione, la Madonna col Bambino, un S. Vittorino di Pace di Bartolo( metà sec. XIV) e un affresco staccato con S. Benedetto tra due santi, ridipinto nel sec. XVII. Attraverso una porta a d. del presbiterio si accede alla sacrestia, corrispondente all’antico diaconicon.

Santuario di Rivotorto
Non lontano da S. Damiano, ai margini della valle attraversata dalla vecchia ss. 75 che conduce da S. Maria degli Angeli a Spello, si trova il convento francescano di S. Maria di Rivotorto. La località prende il nome da un ruscello che nasce dal monte Subasio e costeggia la chiesa.
Nella località esisteva un tugurio, dove s. Francesco fissò intorno al 1208 la sua prima dimora, insieme a Bernardo da Quintavalle e Pietro Cattani. Quando la comunità crebbe di numero, Francesco mosse da Rivotorto verso Roma per chiedere al papa l’approvazione di una regola di vita; ottenuta la quale i frati furono costretti a cercare una nuova dimora.
La primitiva capanna fu trasformata in cappella da fra’ Francesco Saccardo nel 1455, che vi costruì intorno una chiesa dedicata alla Madonna. Finalmente nel 1586 papa Sisto V sollecitò l’edificazione di una chiesa più ampia, che venne iniziata soltanto nell’anno 1600 da fra’ Filippo da Castrovillari e fu terminata intorno al 1640. in seguito al terremoto del 1853, la chiesa venne ricostruita in uno stile neogotico su disegno di fra’ Bernardo Tini.

Chiesa Nuova
La Chiesa Nuova venne costruita sopra la casa di Giovan Battista Bini, supposa casa natale di s. Francesco. Fu acquistata nel 1615 da fra’ Alessandro di Trejo, vicario generale dei Minori dell’Osservanza, con i denari concessi dal re di Spagna Filippo III. La prima pietra fu posta dal vescovo Marcello Crescenzi il 30 agosto 1615, come si legge in una lapide murata sulla facciata. Nel 1621 era già officiata, anche se la consacrazione avvenne soltanto nel 1691.
Il disegno dell’edificio, derivato da S. Egidio degli Orefici a Roma, è un interessante esempio di ripresa di modelli architettonici rinascimentali. Dai documenti, sembra che esecutore dell’opera fosse fra’ Rufino da Cerchiara. La facciata, costruita in mattoni, è divisa da quattro lesene che sostengono una emisferica. Il portale architravato ha un timpano spezzato su mensole, con lo stemma di Filippo III, affiancato da quelli dell’Ordine francescano e di Alessandro di Trejo. L’interno è a croce greca, coperto da cupole nei bracci e nel corpo centrale a base ottagonale.

Santo Stefano
L’edificio, dal prospetto semplicissimo con uno stemma pontificio datato 1664, è diviso in due piani. Quello inferiore ospita la chiesa (non visitabile), ancora officiata dalla confraternita omonima; l’aspetto attuale risale al 1845, quando venne rimodernata da Angelo Brizi.
Alle pareti sono uno stendardo professionale con il Martirio di s. Stefano e alcune tele. Al paino superiore era il salone delle riunioni, ora sede di uffici comunali; una lapide ne ricorda il restauro nel 1788. ai lati sono dipinte due tabelle con l’elenco dei lasciti pii; nella parete di fondo è un affresco settecentesco con l’Apparizione della Trinità a s. Stefano.

San Benedetto
Incerta è la data di fondazione dell’abbazia; la notizia più antica risale al 1051 quando compare alle dipendenze della potente abbazia laziale di Farfa. La ricchezza del centro monastico raggiunse il suo apogeo nel sec. XIII, quando da esso dipendevano un ospedale, dieci chiese e ventitre cappelle nel territorio tra Assisi e Foligno.
Alla fine del sec. XIV, il monastero venne abbandonato dai monaci e divenne rifugio, per la sua posizione strategica, dei fuoriusciti cittadini capitanati dalla famiglia Fiumi. Nel 1391 l’abbazia fu espugnata dalle truppe perugine, alleate ai Nepis. Nel 1399 fu “scarcata” dal Comune di Assisi per liberarsi dal flagello dei ribelli. Nel 1405 l’abbazia venne data in commenda, e così rimase fino al 1834 quando passò alla Congregazione di Propaganda.
Con la soppressione dei beni ecclesiastici nel 1860 passò in mani private, e fu riacquistata dai benedettini di S. Pietro nel 1945, che provvidero al restauro con il contributo dello Stato italiano.
Del complesso abbaziale restano i ruderi delle mura perimetrali. La chiesa risale alla seconda metà del sec. XI. Ha una pianta a croce egizia, con l’unica navata priva di copertura, presbiterio rialzato ed una cripta divisa in cinque navatelle da otto colonne con capitelli a fogliami. In un altro corpo del complesso c’è una cripta più antica, forse del sec. VII o dell’VIII, sorretta da tre colonne, analoga a quella di S. Silvestro di Collepino sul Monte Subasio, testimonianza di un più antico insediamento.

Sant'Antonio
Per via S. Antonio si raggiunge l’ex convento di S. Antonio, costruito nel 1607, come recita una lapide murata sulla facciata della chiesa. Il convento appartenne ai frati del Terz’Ordine francescano, il cui stemma compare nel portale della chiesa, che ne presero possesso nel 1612 per iniziativa del vescovo Crescenzi. L’edificio, restaurato nel 1990, ospita le Scuole Elementari. La chiesa (per la visita rivolgersi alla Scuola) è ad una sola navata con tre cappelle per lato, i quadri degli altari sono andati dispersi. Nell’arcone del presbiterio sono affreschi di Cesare Sermei, la Trinità e Storie di s. Antonio da Padova.

Sant'Apollinare
La facciata di S. Apollinare ha un portale con arco a tutto sesto, sormontato da un rosone con colonnine tortili e lisce. L’interno dell’ex chiesa (visita su richiesta), diviso in più ambienti adibiti a parlatorio, conserva alcune importanti testimonianze pittoriche del ‘300.
Nell’ingresso a destra è il Miracolo della Madonna dell’Olivo e un S. Cristoforo, del Maestro dello stendardo di S. Leonardo. In un secondo ambiente è un S. Apollinare in trono e un s. Michele Arcangelo prossimi al Maestro delle Vele, e un S. Onofrio di un seguace di Pace di Bartolo. Nell’ex-coro delle monache sono l’Annunciazione e la Crocifissione capolavori di Puccio Capanna, Stimmate di S. Francesco di Pace di Bartolo, Madonna e ss. Rufino e Rocco della fine del ‘400.

San Giacomo
La chiesa di S. Giacomo venne edificata nel 1088 con i beni donati da Ubertino di Guittone di Assisi al monastero di Farfa, per soddisfare una penitenza di 300 anni inflittagli dal vescovo di Gubbio, Giuliano. La chiesa venne chiamata de murorupto poiché si trova presso le mura dirute della città.
Nel 1256 l’abate di Farfa Giacomo donò il monastero alla badessa delle Damianite Benedetta, che lo cedette ai canonici della Cattedrale ottenendo in cambio la chiesa di S. Giorgio, dove era già sepolta s. Chiara. Nel 1323 vi si trasferirono le monache di S. Donato de Flebulle, sul Col caprile, che ne presero il possesso soltanto nel 1458 con la soppressione della parrocchia, e vi rimasero fino al 1897.
Dal 1902 ospita il Laboratorio S. Francesco, fondato da Harold Goad per le fanciulle povere di Assisi e tenuto dalle Suore Francescane Angeline. La sala del Laboratorio è ora utilizzata come teatro, intitolato a Catherine Goad.

San Lorenzo
Al n. 9 di via Perlici era l’Ospedale della Confraternita di S. Lorenzo, che aveva il suo oratorio dedicato a S. Lorenzo sulla sommità delle scalette del vicolo omonimo, a ridosso della Rocca. Da qui si gode una splendida vista della parte superiore della facciata di S. Rufino e della torre campanaria, sopra i tetti delle case.
La confraternita dei Disciplinati esisteva già nel 1329 quando si dava gli statuti; venne soppressa nel 1772 dal vescovo Niccolò Sermattei per la dotazione del Seminario diocesano, mentre la chiesa continuò ad essere officiata a cura della Confraternita di S. Antonino.
Con le soppressioni ecclesiastiche del 1860, il complesso passò in mani private, e nel 1933, venne acquistato dalla nobildonna inglese Mary Lowell Berkley, che le conferì l’aspetto attuale, aprendovi un esclusivo salotto frequentato per circa quaranta anni da personaggi della cultura internazionale. Dietro una cancellata, tra il verde dei cipressi si vede il fianco della chiesa, sul quale si apre un portale cinquecentesco decorato dall’emblema del santo.

Santa Maria delle Rose
La via termina in una piazzetta, ombreggiata da alcuni tigli e limitata da un basso muretto, oltre il quale si può godere una veduta panoramica sulla valle. Sullo slargo si affaccia l’ex chiesa parrocchiale di S. Maria delle Rose, anticamente chiamata S. Maria Minore per distinguerla da S. Maria Maggiore presso il Vescovado, o anche S. Maria del Sopramuro poiché si trova sopra il poderoso muro romano retrostante il tempio di Minerva. All’inizio dell’Ottocento l’architetto Antolini vi scoprì i resti di un tempio pagano.
La chiesa è documentata sin dal 1198 tra le dipendenze del Vescovo, ma la costruzione è molto più antica come dimostrano i rozzi intagli di un ingresso laterale. Sulla semplice facciata in cortina di pietra bianca del Subasio è murata una lapide stretta  tra fregi altomedievali, che reca la memoria della riconsacrazione della chiesa da parte del vescovo Marco Palmerini nel 1726. L’interno (non visitabile) è stato trasformato in sala cinematografica ; dietro il sipario vi sono alcuni affreschi (1618).
Addossato alla chiesa è un arco a doppio fornice, costruito con i blocchi tolti dal tempio romano e rozzamente scolpiti in età altomedievale (sec. X); della stessa epoca è l’ingresso laterale della chiesa, con un architrave decorato da motivi floreali stilizzati sorretto da mensole intagliate. In una nicchia è un affresco con la Madonna col Bambino (fine sec. XIII); nella parete opposta sono alcuni frammenti del sec. XV.

Santa Maria Maggiore
Secondo una pia leggenda la prima Cattedrale di Assisi fu fondata nel sec. IV da s. Savino, secondo vescovo della città, a ridosso delle mura urbiche nella terrazza inferiore della città romana, dove esisteva il tempio di Giano.
La chiesa venne costruita sopra una casa romana, rinvenuta in scavi archeologici effettuati nel 1864 e più estesamente nel 1654, quando fu trovato anche un sarcofago del sec. VIII. E’ ipotizzabile che il primitivo edificio venisse ampliato sullo scorcio del sec. IX, alla quale epoca risale la cripta. Poco prima del 1035 il titolo di cattedrale fu trasferito a s. Rufino dal vescovo Ugone, che però conservò la sede vescovile a S. Maria Maggiore. Nel 1162 venne ricostruita la facciata della chiesa da un maestro di nome Giovanni, forse lo stesso Giovanni da Gubbio architetto di S. Rufino.
La zona absidale fu costruita nel 1216, se ne ha memoria in una lapide dove compare il nome di s. Francesco assieme a quello del vescovo Guido. La notizia era ripetuta in una seconda iscrizione dipinta nella tribuna, perduta nel terremoto del 1832 che provocò il crollo del tetto e della navata destra. Nel 1938 la chiesa fu consolidata e la facciata portata alle forme attuali.

Testi Gentilmente offerti da: Editrice Minerva Assisi